La grande storia di ragazzi che crescono
Lo scrittore Federico Pistone, giornalista del Corriere della Sera, commette un errore nella titolazione del suo bel libro «L’amico di Garrincha»—Una piccola storia di calcio —. Macché «piccola», quella scritta con generosità e con stile scorrevolissimo, che rende piacevole e facile la lettura, è una «grande» storia, non solo di calcio.
La partita di pallone, una sfida che decide la stagione di una squadra di ragazzi, raccontata con la giusta tensione, come se fosse una finale di Champions. Perché per loro, giovani calciatori, alcuni di talento, altri più portati allo studio o a far baldoria in pizzeria con qualche morosa principiante, quel match è importante, bisogna vincerlo, per tanti motivi, psicologici, tecnici, umani. Conquistano il lettore i dialoghi dell’allenatore con i suoi giocatori e noi sappiamo che quel tecnico ragiona e vive il calcio come Federico Pistone, non a caso anche lui tecnico per passione e per cultura professionale. Forse nella sua prefazione Pistone esagera quando sentenzia «ogni giornalista sportivo, per capire davvero di calcio dovrebbe fare l’allenatore». La forza di una idea, magari di un paradosso, che rivela non solo l’amore per il pallone, per uno sport, ma anche tutto il suo studio, le sue fatiche di ricercatore che in passato per esempio gli hanno permesso di affrontare importanti testi storici sul calcio e sui suoi protagonisti. Quelli dell’«Amico di Garrincha» sono ragazzi che crescono col pallone tra i piedi, magari con una fidanzatina che li aspetta, o che li tradisce. La forza di questo piccolo grande libro è che c’è tutto, dal gol all’amicizia, dalla sfida all’amore, dall’educazione dentro e fuori dal campo, che si mischia con quella dei genitori, anche loro allenatori, figuriamoci se non ne sanno di più del tecnico vero, che magari trascura il loro figliolo. Ecco perché ribadiamo sia una «grande» storia quella di Pistone, un po’ come Garrincha, l’idolo folle dell’autore.
Daniele Dallera