Il leopardo e lo sciamano

Con la conquista del diciannovesimo scudetto, una delle squadre più forti e amate di tutti i tempi e a tutte le latitudini ritrova lo slancio e l’entusiasmo verso l’Europa e la seconda stella. Quale migliore occasione per dare i voti ai protagonisti dell’ultima impresa ma anche a quelli che li hanno preceduti nella storia nerazzurra? Osannati o contestati, 260 tra gli allenatori, i giocatori e i presidenti più significativi: a ognuno viene consegnata una pagella, compresa di voto da 1 a 10 e un giudizio tecnico, affettivo e statistico. Scopriamo così i primi della classe, i promossi, i rimandati e i bocciati che hanno segnato la pazza leggenda dell’Inter, che ci fa entusiasmare e soffrire.

Introduzione

Una sterminata pagella per raccontare in modo diverso una leggenda, ingiudicabile per definizione, come quella dell’Inter, fresca del diciannovesimo scudetto con vista seconda stella, attraverso i personaggi che l’hanno accompagnata e l’hanno resa possibile. Non tutti ovviamente, quelli più significativi, nel bene e nel male, in salute e nella malattia, perché questa Inter, pazza, ci fa entusiasmare e soffrire. E un amore non può essere scrutinato.

Eppure gli articoli più letti nelle pagine sportive sono da sempre le pagelle. Perché sono agili, riassumono, incuriosiscono, fanno arrabbiare, provocano dibattiti e malumori, permettono ai lettori e ai diretti interessati di confrontarsi sui giudizi e puntualmente di obiettarli e stroncarli. 

Fu l’ardita rivista MilanInter, nel 1945, a inaugurare i voti ai giocatori, in trentesimi come all’università, e il «primo della classe» vinceva un cronometro di precisione. Ma è il «solito» Gianni Brera a inventarsi, nel 1956, sulle colonne del neonato Il Giorno, uno spazio sistematico dedicato alle pagelle, con voti da 1 a 10, compresi i mezzi, i 6 di stima e a volte i più e i meno, accompagnati da commenti caustici e letterari. Il successo fu tale che il quotidiano milanese vide impennare le vendite e venne sommerso dalle lettere alla redazione, di incoraggiamento o di improperi. Da allora ogni giornale, non necessariamente sportivo, propone le pagelle, sintesi insidiosa e affascinante dei 90 minuti. Quando l’esame si estende a centotredici anni di storia l’impresa diventa addirittura inammissibile e riprovevole. Ma anche divertente.

In questo pagellone i voti, a tecnici, giocatori e presidenti – presentati a partire da oggi e indietro fino alle origini –, non tengono conto del valore assoluto, ma solo della carriera trascorsa in nerazzurro: Fabio Cannavaro nella sua vita di difensore merita 10, voto che si dimezza nel contesto delle sue prestazioni interiste. Un tecnico come Gasperini, della miracolosa Atalanta, per la sua permanenza breve e tumultuosa all’Inter vale il classico s.v., senza valutazione.

Così ognuno può ridisegnare la formazione nerazzurra più bella della storia, per quanto ha visto di persona, allo stadio o in tv, rivissuto nelle cronache dei giornali, sui libri, nelle immagini restituite dagli archivi di Internet, dalle testimonianze di amici o tifosi di famiglia, più o meno antichi. O da questo libro, che è solo una goccia in più di un’eternità di passione chiamata Inter.