Ha atteso tanto, due anni, ma non c’è stato «il lieto fine della favola» come sperava Diletta Leotta nella lettera inviata al suo amore, Loris Karius. Il portiere tedesco è passato da una finale all’altra, da quella disgraziata di Champions del 2018 tra i pali del Liverpool — due papere colossali a regalare il titolo al Real Madrid — a quella di ieri col Newcastle in Coppa di Lega inglese, vinta2-0 dal Manchester United che alza un trofeo dopo un’astinenza di sei anni che, per i Red Devils, sono un abisso. Confuso tra i novantamila di Wembley, sir Alex Ferguson si è goduto i gol di Casemiro al33’ e di Rashford con deviazione di Botman al 39’. Niente papere ma molta staticità per Karius, dimenticato per troppo tempo. Lui ha saputo aspettare:«Mi hai raccontato del tuo lungo percorso di rinascita e la forza con cui credi in ciò che sei mi ha fatto innamorare di te», ha scritto Diletta nella commovente missiva. Nemmeno un gettone di presenza nei Magpipes fino a ieri quando il tecnico Eddie Howe si è ritrovato con il titolare Pope squalificato e la riserva Dubravka fuori, per regolamento. Quindi dentro Karius, per forza. A Newcastle avevano addirittura escogitato un piano diabolico: cedere Pope in prestito a una squadra di sesta categoria, i Blyth Spartans, fargli scontare la squalifica alla prima gara e riprenderselo per l’ultimo atto di Efl Cup, che il Newcastle non vince dal 1955 (ultima finale nel 1976). Il tedesco viene comunque applaudito dai tifosi bianconeri e in due occasioni ricorda di essere un portiere, deviando in angolo con un balzo prodigioso la conclusione di Weghorst, parando a terra un bolide di Rashford e respingendo un tiro ravvicinato di Bruno Fernandes. Non basta: ancora a digiuno il manager saudita Yasir Al-Rumayyan che il 7 ottobre 2021 aveva comprato il club sborsando 340milioni di euro. Solo questione di tempo: finalista di Coppa di Lega, in lizza per un posto in Europa e ingaggi faraonici. Fino a pochi mesi fa tutti rispondevano lo stesso: Newcastle? No grazie. Troppo freddo in quella landa del nord-est inglese, così lontana dal calcio che conta: l’ultimo dei quattro titoli nazionali risale al 1927 e anche le immagini delle prodezze di Owen e Shearer (ieri a Wembley a scaldare l’ambiente) sono ingiallite. In molti hanno rifiutato quel bianconero, compresi i due tecnici italiani più pregiati, Carlo Ancelotti e Antonio Conte, passando da Neymar, Martial, Fabian Ruiz, Gabigol e Darwin Nunez per nulla convinti dal pubblico da favola e dalle prospettive del Newcastle formato Pif, il Public Investment Fund arabo che si è preso l’80% della società. Ora le gazze hanno davanti un orizzonte maestoso e tutti strizzano l’occhio alla squadra acquistata con un piede in seconda serie. In fondo a Newcastle non fa così freddo.