Addio a Maldera
A 58 anni è morto, all’improvviso, Aldo Maldera. Era nato a Milano il 14 ottobre 1953, aveva vinto due scudetti con Liedholm, uno al Milan nel 1979 (quello della stella) e uno appena sbarcato alla Roma nel 1983, con l’aggiunta di due Coppe Italia. Una carriera lunga sedici anni, 468 partite e 50 gol —un’infinità per un terzino, nel ’79 fu vicebomber rossonero con 9 centri dietro Bigon — conclusa nel 1987 alla Fiorentina, con dieci presenze in nazionale dal 1976 al ’79, compresa la finale per il terzo posto nel 1978 in Argentina persa contro il Brasile. Sui tabellini veniva indicato come Maldera III, in quanto fratello minore di Luigi (Maldera I, 47 presenze nel Milan e una Coppa dei Campioni nel
1969) e Attilio (Maldera II, Cesena e Bari). Cresciuto nel vivaio rossonero, aveva esordito in serie A il 26 marzo 1972, a diciotto anni, contro il Mantova. Dopo una stagione in prestito al Bologna, Maldera
era tornato al Milan di Nereo Rocco sfilando spesso la maglia da titolare a Schnellinger, di 14 anni più vecchio. Dal 1975 diventò titolare inamovibile. Il 28 maggio 1976 indossò la prima maglia azzurra— entrò nella ripresa al posto di Roggi — a New York contro l’Inghilterra (2-3). I tifosi lo ricordano per le progressioni in velocità sulla fascia sinistra — era soprannominato Cavallo —, per i cross al bacio e per i micidiali tiri mancini da lontano, spesso terminati all’incrocio dei pali. Segnava anche di testa, come quel 12 novembre 1978 quando a inizio ripresa sbloccò e decise il derby di San Siro: l’inzuccata di Maldera superò Bordon e provocò un’extrasistole a Peppino Prisco, sistemato in tribuna con un apparecchio per misurare la frequenza cardiaca. Aldo Maldera è rimasto sempre legato al calcio, pur rinunciando alla ribalta: nel 2009 era stato direttore tecnico dei greci del Panionios e l’anno dopo dell’Aranova, squadra laziale di seconda categoria. Da anni viveva a Fregene con la moglie e le figlie. «Sono commosso, non riesco ancora a parlare», ha detto l’ex compagno giallorosso Bruno Conti, fino all’ultimo con i familiari di Aldo. «È rimasto nel cuore di tutti a Roma», garantisce Francesco Totti: «Ma era soprattutto una gran persona, forte e paziente allo stesso tempo. Io lo ricordo perfettamente perché è stato il mio allenatore nelle giovanili». «Solo poche settimane
fa—ricorda il dg della Roma Franco Baldini — ci eravamo visti a Trigoria ipotizzando iniziative da prendere insieme per il prossimo futuro, un futuro che crudelmente gli è stato negato». Anche i siti ufficiali di Bologna, Fiorentina e Milan si sono stretti alla famiglia, in particolare la società rossonera ha abbracciato il nipote Andrea Maldera, attuale assistente di Allegri.
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