La mitica Pro Vercelli

«Non baratterei questa gioia nemmeno per uno scudetto». Esagera Maurizio Braghin, maglietta fradicia e strappata, che ha portato la Pro Vercelli alla promozione in serie B dopo 64 anni. Fa presto lui a barattare, di titoli le «bianche casacche» ne vinsero tanti, 7, come il Bologna e il Torino, o come Roma, Fiorentina e Napoli messi insieme. «Vinsero», il passato remoto è d’obbligo, perché l’ultimo trionfo risale a 90 anni fa esatti, 1922, il primo al 1908, data di nascita dell’Inter, tempi in cui le provinciali piemontesi—c’era anche il Casale—davano la paga ai club metropolitani.

Poi arrivarono i soldi a spazzare via l’esuberanza dilettantistica: il leggendario difensore vercellese Virginio Rosetta fu comprato a peso d’oro (oggi si direbbe «proposta indecente») da Edoardo Agnelli: dopo aver vinto due scudetti con la Pro, ne vincerà altri 6 con la Juve più una Coppa del mondo. Arrivò anche il Regime che costrinse l’altro mito vercellese, Silvio Piola, a lasciare la capitale del riso per quella del Regno. Lui puntò i piedi, se proprio doveva cambiare casacca avrebbe voluto quella del Grande Torino, ma nel 1934 finì alla Lazio per 250 mila lire e lì restò 9 stagioni prima di regalare i suoi straordinari gol (resta il più grande bomber italiano di tutti i tempi con 274 reti) a Torino, Juve e Novara, squadra che la Pro ritroverà nella prossima stagione in B. Ma molto Piola resta in questa Pro Vercelli che torna alla ribalta del calcio scusandosi per il ritardo. C’è il nome dello stadio, piantato in mezzo alla città come una statua, una volta dedicato all’aviatore Leonida Robbiano e poi a Piola, dal 1998, anno della sua morte. E c’è la figlia Paola, una raffinata signora che parla di vita e di calcio con la stessa disinvoltura e che non si perde una partita. «Sono felice che la città di Vercelli sia tornata protagonista con la sua squadra. Il pallone ha condito la vita di mio padre. A Vercelli ha spiccato il volo, ha mosso i primi passi». La Pro ora vorrebbe regalare ai suoi tifosi la magia del ritorno in A nel 100˚ compleanno di Piola (2013) o per gli 80 anni dall’ultima massima serie (2014). Intanto si gode la B, a nemmeno 2 anni dall’esclusione dalla Lega Pro per motivi economici: nel luglio 2010 la squadra era rinata a fatica dalla Seconda divisione.

Puntando sui giovani e su Braghin, ha conquistato i playoff e, pur perdendoli, è stata ripescata in Prima divisione grazie al fallimento di altri cinque club. Dalla salvezza l’obiettivo si è spostato in corsa verso quel quinto posto che vale la disputa degli spareggi: eliminato il favorito Taranto (che senza la penalità di 7 punti sarebbe andato dritto in B al posto della Ternana), la Pro ha trovato il Carpi: dopo lo 0-0 del Piola, agli emiliani —meglio piazzati dei piemontesi —sarebbe bastato un pareggio per salire per la prima volta fra i cadetti. Dopo un minuto di gioco il sogno delle bianche casacche (nell’occasione in maglia oro) sembrava già svanito col vantaggio del Carpi di Ferretti. Pareggio immediato di Modolo e, a inizio ripresa, l’1-2 di Iemmello e il colpo finale dell’1-3 a 7’ dalla fine con Malatesta. La Pro Vercelli sale in B con l’altra «sfavorita», il Lanciano, stesso copione ma con vittima il Trapani.

Federico Pistone

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