La musica che resta

Una canzone ci salverà. Forse due canzoni. Per sicurezza facciamo 500 come quelle raccontate qui. È la musica che resta – espressione presa a prestito dal Cielo capovolto di Roberto Vecchioni – nella sciagurata epoca del contagio, dei punti di domanda e di sospensione. È la musica che illumina la nostra lunga notte, che ci emoziona, ci commuove, ci fa riflettere, ci restituisce una pace interiore, ci riporta alla nostra anima che abbiamo scoperto sempre più fragile nel rapporto con un mondo, inteso come creato, che si allontana inesorabilmente. La musica che resta diventa un richiamo a una nuova spiritualità individuale, sociale e ambientale. Un percorso, quasi francescano, per ritrovare le armonie smarrite, per scoprire o riscoprire artisti e brani che hanno il potere magico e quasi sciamanico di toccarci dentro, darci serenità e scuoterci garantendo, a ogni nuovo ascolto, una prospettiva diversa e più consapevole di quello che siamo e di quello che dovremmo essere dentro il nostro tempo.
Non è tutto sorrisi e inni alla gioia. Ci sono spartiti che inducono a riflessioni notturne e melanconiche. Come dice Lucio Dalla in calce alla lettera dell’Anno che verrà: «Il pessimismo è un atteggiamento rozzo, improduttivo, antipatico. L’eccesso di ottimismo è da imbecilli». Anche se il repertorio è prevalentemente classico, questo non è un libro per vecchi, anzi è soprattutto un invito alle nuove generazioni, di ascoltatori e di musicisti, rapper e indie compresi, che a volte dimenticano da dove sono nati e che invece farebbero molto bene ad ascoltare, o riascoltare, le loro radici musicali ed emotive, i loro padri, o nonni, o antenati. Per dirla brutalmente alla Vecchioni, sempre lui, con Per tirare avanti: “E i ragazzi parlano, parlano, parlano, dicon niente e parlano, parlano, se parlano! Sanno tutto loro sì, ora ci salvano. Stiamo qui da bravi che loro ci salvano. Sputano nel piatto ma se han fame ci mangiano”.
Figlia ibrida, screanzata e sublime della poesia, ma anche della letteratura, del teatro, della filosofia, del cinema e della lirica, la musica d’autore è uno dei punti più alti e indecifrabili della cultura italiana. Ma siamo sicuri di conoscere davvero la parte più profonda della nostra canzone e dei nostri cantautori? Quali sono i brani che liberano la nostra sensibilità, che vanno oltre lo spartito, le parole, la musica, l’interpretazione, l’arrangiamento?
La musica che resta è un’idea semplice e impossibile: radunare le canzoni più intime, intense e riflessive di ogni artista italiano, in un’antologia da sogno. Con un patto: a ogni lettura deve seguire l’ascolto, o il riascolto, della canzone raccontata. Così, solo così, funziona.

(dall’introduzione di La musica che resta – Cinquecento canzoni per illuminare la notte di Federico Pistone, Arcana 2021).

La recensione del Corriere della Sera